to be a mom

Giochi, giocattoli e manie.

Gennaio 30, 2014

Natale è ormai un ricordo lontano e sono felice del fatto che quest’anno, a dispetto delle mie previsioni, abbia avuto un impatto assai più modesto sulla nostra casa.
Il mio cruccio pre-natalizio infatti, da quanto ho la Dodo, è la quantità dei giocattoli che entreranno in casa.

giocattoli_ovunque

Personalmente, oltre che una certa avversione per i giocattoli dai volumi sproporzionati rispetto ai soggetti cui sono indirizzati e con colori e forme antiestetiche che mi rovinano il layout complessivo dell’appartamento, odio con tutta me stessa i giochi che “parlano” e penso che tutte quelle musichette e luci colorate che partono in sequenze interminabili e a volumi altissimi al solo pigiare un bottoncino (che, per inciso, nessun bambino pigia mai meno di 10 volte di seguito), siano responsabili di un certo numero di turbe nei bambini in età prescolare, ma soprattutto nei loro genitori.

Amo le bambole, le costruzioni, i giocattoli di legno, i pupazzi morbidi, i burattini, le macchinine e i puzzle.
Amavo anche matite colorate e pastelli, prima che la Dodo scoprisse il temperino.

giocattoli_2

Il motivo per cui il Natale appena passato ha avuto un impatto più discreto sulla casa, è principalmente il fatto che la Dodo abbia ricevuto molti giochi da tavolo (i “giochi in scatola”, come li chiamavamo una volta). Per ora sono per lo più giochi di incastri, di memoria e di associazione: mini-puzzle con lettere e numeri, il gioco della raccolta differenziata, gli indovinelli sulle attività domestiche, il Memory e le carte giganti di Peppa Pig.

Questi giochi (oltre ad essere comodissimi da riporre – vi ho avvisato: la mia è una malattia -) risultano essere piacevoli anche per noi adulti e non solo perchè si possono fare al tavolo, comodi, invece che per terra rotolando in mezzo alla polvere che sgorga copiosa dai caloriferi.
Questi giochi mi fanno tornare bambina.

Mi ricordo le partite a carte con la Zia Lola, gli Scacchi (che non ho mai imparato per davvero) con mio fratello, la Dama. Mi ricordo il Cluedo, il Monopoly e mi ricordo le interminabili imprese a Risiko, in cui non vincevo mai, nonostante l’armata nera, che notoriamente era quella più fortunata.

Io già mi immagino seduta ad un tavolo a giocare ad uno di questi giochi con le mie bimbe: pregusto pomeriggi in montagna, torneri estivi sotto l’ombrellone e domeniche pigre in casa mentre fuori piove.

Quindi capirete che, quando se ne è presentata l’occasione, non ho esitato a cogliere l’invito a diventare, insieme alle Instamamme, una blogger ufficiale di Expogames 2014.
Nel week end tra il 14 e il 16 Febbraio, sarò alla fiera di Bolzano a scoprire giochi vecchi e nuovi e a dare nuove sfumature alle mie previsioni di intrattenimento domestico.

Previsioni che ovviamente le mie figlie smonteranno crescendo, preferendo magari gli odiati videogiochi. Poco male, all’Expogames avrò occasione di darmi un’infarinata anche in quel campo, terra per me sconosciuta e ostile.

Intanto cercherò un tavolo in cui dar sfoggio delle mie note abilità strategiche: ho mai menzionato i miei successi universitari a Briscola?

Venite anche voi?

LE COSE SONO ANDATE POI DIVERSAMENTE DA COME DOVEVANO. IO NON SARO’ AD EXPOGAMES E NON CI SARANNO NEANCHE LE INSTAMAMME.

LA REALTA’  E’ CHE SONO STATA COINVOLTA IN UNA COLLABORAZIONE DA UN’AGENZIA CHE SI E’ DIMOSTRATA POCO PROFESSIONALE, PER USARE UN EUFEMISMO.

LA COLPA DELLA MALA GESTIONE E’ TUTTA LORO.
LA COLPA DI AVERE PRESO SOTTO GAMBA L’INTERA FACCENDA E’ TUTTA MIA, E QUI SPIEGO PERCHE’.
C’E’ DI BUONO CHE C’E’ SEMPRE QUALCOSA DA IMPARARE, DA OGNI ESPERIENZA, ANCHE DALLA PIU’ GROTTESCA.

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  • freakdust Gennaio 30, 2014 at 1:42 pm

    Io ai giochi che “parlano” aggiungerei il fatto che dopo qualche tempo nelle mani di pargoli non troppo delicati vadano in corto circuito e ti ritrovi nel mezzo della notte a sentire “Hey! Vuoi giocare?!”.

    • Silvia A. Gennaio 30, 2014 at 2:51 pm

      Eh già. Anche quello è un effetto collaterale piuttosto fastidioso.

      :-/

  • freakdust Gennaio 30, 2014 at 1:43 pm

    Io ai giochi che “parlano” aggiungerei il fatto che dopo qualche tempo nelle mani di pargoli non troppo delicati vadano in corto circuito e ti ritrovi nel mezzo della notte a sentire “Hey! Vuoi giocare?!”.

  • giacomo&nora Febbraio 3, 2014 at 10:16 am

    Molto incuriosita dalle casette di legno della foto… Mi dai due dritte? A proposito, noi abbiamo risolto con costruzioni, riproduzioni di animali etc anche se a volte Max chiede come mai i giochi non parlano (?!) Sono rotti? Hanno le pile scariche? E ti ritrovi a spiegargli che i giochi di solito non parlano deve essere lui a farli parlare… Ora abbiamo scoperto i dadi cantastorie story cubes e nonostante abbia solo due anni e mezzo passa ore a creare favole e storielle.

    • Silvia A. Febbraio 3, 2014 at 10:52 am

      Ciao!
      Le casette di legno della foto sono di Muji, acquistate un sacco di anni fa, non so se le hanno più. Si chiamavano tipo “Suburbia in a bag”.
      🙂

      S