Come raccontavo proprio oggi su Instamamme, quella della privazione del sonno, è sicuramente una delle prove più dure per un neo genitore.
Ma come si fa a far fare la nanna a un neonato che sembra non averne l’intenzione?
E’ vero che ci sono bambini che nascono con la capacità innata di abbandonarsi al sonno e “non sembra neanche di averli” ma, nella maggior parte dei casi, un bimbo piccolo non sa come gestirsi quando è stanco, non riesce ad abbandonarsi, scalpita, piange, si dispera in balia di un malessere che non può essere placato se non da una sana dormita.
Del resto, non succede anche a noi grandi di avere tanta voglia di piangere quando siamo molto stanchi?
Con la Dodo, essendo alle prime armi, non ho capito subito la portata del problema e così mi sono trovata a fare una fatica pazzesca per ottenere molto poco. E di fatto ancora oggi, all’alba dei quattro anni, non è mai un buon momento per andare a dormire, a sentire lei.
Con Cecetta sono stata più attenta, e meno male, visto che mi sono ritrovata a fare i conti con un osso ancora più duro della Dodo, una che a due mesi di vita passava l’intera giornata sveglia e ovviamente in braccio, perchè, stanca com’era, non trovava pace se non fra le braccia di qualcuno. All’epoca però io ero più sgamata: avendo individuato i suoi pianti di sonno, cercavo , orologio alla mano, di anticipare i suoi picchi di stanchezza, e la mettevo a dormire prima che superasse il punto di non ritorno, quello oltre il quale non poteva far altro che pingere e urlare, troppo stanca per qualsiasi altra cosa.
Non sono in possesso della ricetta miracolosa per far fare la nanna a vostro figlio, ma vorrei raccontarvi come mi sono comportata io, che qualche pallido successo l’ho sperimentato!
Sono convinta che, pescando qua e là, leggendo e mirando, tutti possano trovare il loro sistema. E quando dico “mirando” intendo dire che dovete osservare molto bene il vostro bambino, perchè le risposte ve le sta fornendo già lui, bisogna trovare la chiave di interpretazione, che non è come dirlo…
Per fare la nanna è meglio il buio
– La mia Cecetta, per esempio, aveva bisogno del buio. Era fondamentale bloccare fuori tutti gli stimoli, altrimenti lei, invece di “spegnere” la mente, sarebbe andata dietro a quelli, sovraccaricando il sistema nervoso oltre misura. Questo si è tradotto in: buio e silenzio. Che è una sfida di per sè, se hai le porte coi vetri e tua figlia dorme anche di giorno.
E non vi sto a dire in quanti mi hanno criticata, perchè abituandola così non sarebbe mai riuscita a dormire con uno spiraglio di luce o con un brusio.
A quelle persone avrei voluto e dovuto dire: “Non sono io che abituo lei. E’ lei che abitua me alle sue esigenze. Non siamo tutti uguali, neanche da piccoli!”
Fasciare un neonato aiuta a calmarlo (lo facevano le nostre nonne, non a caso)
– Un altro accorgimento fondamentale, sempre nell’ottica di bloccare gli stimoli esterni, è stato fasciarla. Io ho utilizzato la sua copertina (era inverno, me lo potevo permettere, ma anche un lenzuolino va benissimo), in cui la avvolgevo come un salame, avendo cura di “bloccarle” le braccia. Poi la tenevo stretta a me, col mio viso vicino al suo, le davo baci e sussurravo ssshhhhhh, mentre lei tipicamente urlava. Urla rabbiose a volte, a volte solo un lamento, e poi pian piano si calmava.
Vi sembra brutale? Sto parlando di una bimba di 2 mesi: lei non lo sapeva ancora che le braccia erano sue, e non riusciva ancora a comandarle nè a gestirle. Quando queste cominciavano ad agitarsi e a mulinare nell’aria costituivano un elemento di disturbo, di confusione: un ulteriore stimolo esterno che le impediva di dormire. Quei pianti erano uno sfogo di nervi che alternava a momenti in cui si calmava, si rilassava fra le mie braccia, desiderosa di abbandonarsi.
Era un percorso: mano a mano che esauriva la carica nervosa, si calmava e si rilassava definitivamente. Quando era ormai serena, la appoggiavo nella culla, così fasciata, continuando a sbaciucciarla per un pochino. Poi me ne andavo e lei finalmente dormiva!
Quello di stringerla “bloccandole” le gambe è una cosa che faccio anche adesso quando è troppo agitata e nervosa e non riesce ad abbandonarsi. Non la fascio, ovviamente, non lo tollererebbe più e non ha più quell’esigenza di contenzione da “grembo materno”, ormai è grande! Però il mio abbraccio stretto che la “costringe” ad abbandonare il mondo esterno e a lasciarsi andare la aiuta.
Un lettino a due altezze aiuta a stare vicino al neonato senza rompersi la schiena
Quando le abbiamo comprato il lettino con le sbarre, ne abbiamo scelto uno a doppia altezza: in quel modo per me era molto più facile stare piegata su di lei a sbaciucchiarla mentre prendeva sonno. L’ho trovata una cosa fondamentale, perché mi permetteva il contatto con lei, ma nel suo territorio.
Il doudou: il miglior alleato di mamma e papà al momento della nanna!
– Ad oggi la mia Cecetta ha un amico speciale, tanto speciale che se ce lo dimenticassimo a casa, partendo per un week end, dovremmo tornare a prenderlo, o trovare un sostituto di analoghe dimensioni e consistenza…come in effetti abbiamo dovuto fare poche settimane fa.
E’ il suo coniglietto, quello che campeggiava, non a caso, sulla sua torta di battesimo.
Il Signor Coniglio è stato sempre presente: nei nostri abbracci quando la fasciavo, nella sua culla vicino al suo viso, sotto braccio quando si addormentava. E così lei ci si è legata: se lo stropiccia, se lo abbraccia, ci si arrotola e si addormenta. Ma non solo: è diventato anche il suo mezzo per calmarsi quando è stanca ma non è ancora ora di dormire, quelle volte in cui è noiosa e alla minima cosa si mette a piangere. Lei mi “chiede” il coniglio e con lui al suo fianco, il mondo esterno le risulta assai più tollerabile.
Ne ha anche uno all’asilo e anche lì appena lo prende in mano si dispone alla nanna. Se non ce l’ha non sa propio come fare.
Con la mia primogenita non avevo fatto lo stesso. Pensavo che ne avrebbe “scelto” uno lei, e le proponevo un sacco di pupazzi, con il risultato che abbiamo una mensola che straborda, ma lei non si è mai legata a nessuno.
Il suo “oggetto transizionale” sono diventata io, con ciò che ne è conseguito e cioè il fatto che senza la mia presenza (una mano, un braccio, i capelli, un orecchio…) non si poteva addormentare, e se tenete conto che la sua resistenza al sonno poteva portarla a metterci anche 1 ora ad addormentarsi, capite bene che vita ho fatto per oltre 3 anni.
Una routine insostenibile, fra l’altro, quando è comparsa Cecetta, che mentre io stavo inginocchiata accanto a lei in camera che neanche la Maddalena penitente, magari si svegliava perché era ora della poppata e cominciava a urlare pretendendo la mia presenza.
Aiuto, che ricordi…
Per far fare la nanna a un neonato, la routine è fondamentale
– Poi c’è la cosa della routine, questa la dicono tutti e ho sperimentato il fatto che sia proprio necessaria. La nostra, ora che sono in due, è un po’ schizzofrenica, perché Cecetta ancora non è interessata né alle storie, né ai cartoni animati, cose che noi alterniamo, la sera, a seconda di quanta pazienza ci è avanzata quel giorno.
Le piacciono le filastrocche, quelle sì: ma non sono un valido strumento di rilassamento, perché ci è richiesto che siano mimate e con una certa enfasi per di più.
Quindi ora voi prendete la mia esperienza e fatene ciò che volete: io dal canto mio, grazie all’osservazione degli altri e a qualche libro, mi sono salvata dall’esaurimento nervoso.
E buone nanne a tutti!
[…] dire che con la piccola, con la quale, forte dell’esperienza fallimentare con la Dodo, avevo già messo in atto qualche accorgimento in più riguardo all’abitudine al sonno, non è stato per niente difficile. La Dodo, dal canto suo, ha avuto un ulteriore rigurgito di […]
Io fin dalla nascita l’ho abituato al suo doudou (un oò come tu per il coniglio), mettendoglielo sempre accanto e tenendolo nel lettone con me e lui mentre allattavo, poi lo abbiamo “forzato” a prendere il ciuccio quando soffriva di coliche o pativa la macchina.
Ora il suo oggetto transizionale lo ha sempre dietro e lo aiuta nei momenti di crisi e nel distacco, come il ciuccio, e senza non sapremmo che fare. E’ stato utilissimo anche per i primi distacchi, per lavoro, già nei primi mesi.
Canzoncine e filastrocche a gogò, in italiano e francese (quella che citi è la mia preferita in assoluto!) e lettino con doppia altezza fin da subito, dopo le prime notti nel lettone per l’allattamento.
Niente fasciature e coperte, però, nè pigiamoni, anche ora il nano non le sopporta e ninete buio/luce obbligatori…ogni bambino è proprio fatto a modo suo!
Routine sì, fondamentale, anche se “elastica”, come tutto con lui!
Ogni bambino ha il suo mondo e il suo modo, così per dormire come per tutto il resto.
E quel traduttore simultaneo che nessuno si decide ancora ad inventare…
😉
aaah la nanna… ci siamo passate tutte eh…questa è la nostra storia… http://www.uesciva.com/facciamo-la-nanna/facciamo-la-nanna-e-di-altre-grandi-domande-prima-di-andare-a-dormire/
ho appena letto… 🙂
Condivido molte delle tue esperienze. Intanto, l’importanza del contenimento… Del resto, si fasciano i neonati dalla notte dei tempi (crudeltà? Gli facciamo un favore!). Poi, la necessità di calma e penombra (mica noi “grandi” ci addormentiamo nelle discoteche, d’altra parte?) e soprattutto l’importanza di una routine. Sono stata però meno insistente col doudou, ci devo provare di nuovo. Intanto, stanotte solo due risvegli. Ma non mi illudo!
Noi di risvegli ne abbiamo quasi sempre almeno uno (che spesso implica il risveglio dell’altra visto che dormono insieme). Però ora riusciamo a farci delle mezze notti di sonno e sopravviviamo bene!
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[…] qualche mese fa, ho scritto un post riassuntivo di tutto ciò che penso di avere imparato sul sonno dei bambini, casomai potesse essere di ispirazione o di aiuto a qualcuno messo peggio di […]
Lo so, il post è vecchio, ma le tue parole mi sono capitate fra le ricerche “nanna, 45 minuti, metodi” e così ho iniziato a leggere… e più leggo più rivedo la mia seconda bimba nei tuoi articoli. Ora, a distanza di tempo, puoi dirmi come hai fatto a risolvere la storia della nanna di soli 45 minuti? Io sono una fan della Hogg ed ho provato quasi tutto, mi manca solo lo “svegliare per riaddormentare”! La mia piccola Adele di 4 mesi ha sempre dormito di giorno solo 45 minuti di seguito dopodiché piange e sta bene a dormire solo i braccio!! Fortuna la notte tira 6/7 ore…
Con il tempo migliora. Ma certo non diventerà una dormigliona chi non la è mai stata! Tieni duro che poi passa!!
un abbraccio
Silvia