Cose belle

La scorsa settimana è stata molto emozionante. Piena di progetti, pensieri, incontri, di esperienze insolite e di sorprese romantiche.

Ho visto una mia amica che non vedevo da un sacco di tempo, l’ho trovata triste ma consapevole, e sono certa che uscirà dal pantano in cui si è infilata, perchè lei è più forte di quanto non pensi di essere.
Si deve solo ricordare quanto è figa e quanto è vasto il mare.

Ho avuto belle idee, le ho condivise con le mie “socie”, e loro me le hanno restituite anche più belle, piene di cose nuove a cui io non avevo pensato. E mi è tornata in mente una massima, quella che stava in calce a un certo blog, e che riassumeva la filosofia di un certo progetto…

Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.
George Bernard Shaw

Ho visto per la prima volta la mia Cecetta camminare da sola, venirmi incontro e ridere come una matta, esaltata da ciò che si era appena resa conto di poter fare da sola. E lo ha fatto all’improvviso, l’ho tirata giù dal seggiolino della bici e l’ho messa a terra, e lei è andata, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

E poi c’è stata la sorpresa romantica. Anzi: La Sorpresa Romantica.

Il 9 Maggio di quest’anno sono 5 anni che siamo sposati. L’anno scorso questo giorno ci è passato sotto il naso e non ce ne siamo nemmeno accorti. Qualche giorno dopo ci siamo guardati e con una certa amarezza abbiamo preso atto di essercene dimenticati; ci siamo detti che è stato il caso, la vita frenetica, il maltempo.
E invece non è vero, perchè se ti dimentichi una cosa così un motivo c’è sempre.

Venerdì pomeriggio, al rientro dal parchetto in una casa in penombra per via delle tapparelle semi abbassate, mi sono ritrovata in una foresta di palloncini.

Per qualche minuto il tempo si è fermato, sono rimasta sospesa in un bosco di fate, con i palloncini che fluttuavano appena e l’entusiasmo della Dodo che mi arrivava ovattato da dietro un suono di campanelli scaccia spiriti che sentivo solo io.

Attaccata ad ogni pallone c’era una foto mia da piccola, una testimonianza di me, e di un percorso che a volte persino io ignoro, come se non valesse niente.

E invece vale: mi ha resa quella che sono.
Lo hanno fatto le ciliegie vezzose che mi facevano appendere alle orecchie per farmi una foto, e che raccoglievamo dall’albero del Nonno o dello zio Dino, in collina.

Lo ha fatto la danza classica e le critiche di mia madre che mi diceva che ero un po’ legnosa.

Lo ha fatto la mia piccola Dea, la cagnolina che ho amato di più fra tutte quelle che ho avuto. E non si offendano gli altri, chè al cuor non si comanda.

Lo ha fatto l’anno in America, quando sono finita sull’annuario della scuola con un sorriso stereotipato da cui faceva capolino, nell’angolo destro, una cicca alla cannella, infilata fra denti e guancia e creduta nascosta a dovere.

Io sono ciò che ho vissuto, ciò che ho vissuto mi ha fatta come sono e, tutto sommato, non mi dispiaccio.

E c’è un uomo che mi ha sposata 5 anni fa, e che si è preso la briga non solo di scoprirmi, ma di far suonare i campanellini che ricordassero a me medesima chi sono.